venerdì 22 agosto 2014


NON TUTTI I VAGABONDI SONO PERDUTI




“And the times when we were young
When life seemed so long
Day after day
You burned it all away”
                                                          Anathema


Avevo una chiara sensazione durante la spedizione [1]. La sensazione di non avere tempo da perdere.
Il tempo scorre vorace, spesso divora intere giornate lasciandoci nell’indifferenza occupati come siamo con il lavoro, gli hobby,… le cose da fare.
E’ affascinante come durante una spedizione il tempo assuma invece una dimensione dilatata. Non ci sono più gli affanni e la burocrazia della vita quotidiana. E’ affascinante e al tempo stesso psicologicamente provante: quando si è soli con se stessi e i propri pensieri, per ore chiusi in una tenda mentre fuori nevica, ogni domanda, ogni ferita aperta, ogni problema emerge imponente davanti a noi e chiede una risposta.
Allo stesso modo durante la scalata, quando il cielo si apre e gli spazi si fanno sconfinati, la bellezza suscita domande che non avevamo dentro di noi e che ugualmente si impongono come ferite aperte. E in questo sta tutto il potere della realtà: quello che accade sotto i nostri occhi nei momenti che si succedono (anche quelli apparentemente meno significativi) genera qualcosa nell’uomo, genera una presa di posizione, genera movimento.
L'ho capito uscendo dalla tenda a campo 1 [2] nella notte profonda: alzo gli occhi e si apre la vista della nostra galassia con miliardi di stelle che accendono il buio e danno profondità al cielo.
Basta avere uno sguardo attento e sapere dove guardare. Anche nei momenti più imbarazzanti.
Non ci sono riempitivi. E’ la vita al proprio stato essenziale.
Non c’è spazio per l’indifferenza.
Di fatto abbiamo deciso di metterci in gioco, di viaggiare, di metterci in cammino.
Vaghiamo su questa terra, camminiamo su ghiacciai, percorriamo creste affilate, passiamo le notti in bivacco. Vaghiamo osservando tutto con attenzione e rigoroso silenzio. Siamo vagabondi, ma non siamo perduti.
In un certo senso la cima della montagna che vogliamo raggiungere indica simbolicamente che abbiamo una meta ben chiara in testa: la verità.
Scalando le montagne vogliamo raggiungere la verità di noi stessi e avvicinarci alla Verità della realtà.

Note
[1] - Spedizione 2014 al Khan Tengri (Tien Shan, Kazakhstan), 7010 m.
[2] - Campo 1 del Khan Tengri, quota 4500 m.
Claudio Pesenti